Copritermosifone: come svecchiarlo e renderlo funzionale

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Io e la mia ragazza avevamo l'esigenza di svecchiare il copritermosifone presente in soggiorno, troppo vecchio nelle forme e nei colori che non si addiceva di certo all'ambiente moderno della sala:



Ho quindi provveduto a realizzare un modello parametrico che mi consentisse di giocare con le forme sfruttando la decomposizione degli spazi di Voronoi. Una bozza del nuovo copritermosifone così come ridisegnato è riportato qui di seguito:


Come è possibile vedere le forme sono irregolari ed è difficile arrivare ad un risultato impeccabile utilizzando un semplice trapano e un seghetto per fare i fori sul nuovo pannello. Ho pensato quindi ad una comoda alternativa, estremamente precisa: tagliare il pannello al laser. L'unica difficoltà era data dalle dimensioni pari a 88.8x75 cm.  Ho fatto un giro di chiamate (grazie Luca di SpazioGeco per la segnalazione) e con sommo stupore ho potuto scoprire una realtà meravigliosa: l'associazione ComPVter. A pochi passi da Pavia, ricopre una superficie di 500 m2. A far la parte del Cicerone mi si è presentato Beppe, persona estremamente competente e alla mano che mi ha fatto vedere le diverse attrezzatura e i diversi spazi di cui dispongono: un simulatore di formula 1, uno di rally, diversi droni, laboratori per la stampa 3D e taglio laser e un museo espositivo sbalorditivo per qualità e completezza. La macchina al taglio laser di cui dispongono può lavorare superfici ampie fino a 100 x 86 cm. Era proprio quello che cercavo: in poco meno di 15 minuti il taglio è stato effettuato senza problemi. 

Per creare una sorta di contrasto (e non solo...) ho realizzato un secondo pannello che ho verniciato di nero opaco con dei fori ampi, per permettere il passaggio dell'aria calda:


I due pannelli sono stati sovrapposti e distanziati di 1 cm:


Ho quindi installato il pannello sulla vecchia struttura del copritermosifone e smaltato tutto di bianco. Ecco il risultato:




Fin qui nulla di eccezionale. Mi sono posto quindi una domanda: è possibile rendere funzionale un copritermo? E se sì, come? La risposta mi è venuta guardando proprio uno stendibiancheria che la mia ragazza aveva posto proprio vicino ad un termosifone: solitamente usiamo l'asciugatrice ma per i maglioni preferiamo asciugarli alla vecchia maniera. Data questa esigenza, ho pensato:" perché non integrare uno stendibiancheria nel copritermo? Dal pensiero alla ideazione il passo è stato breve:
E la realizzazione ancora più breve: 10 metri equivalenti per stendere il bucato:



Vi ricordo che tale opera è rilasciata mediante licenza Creative Commons (CC BY-NC-SA 3.0 IT) che ne limita la riproduzione e l'utilizzo. Per maggiori dettagli si prega di fare riferimento al link in fondo all'articolo. Intanto un breve video che racconta con immagini quanto fatto:



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Come realizzare una grip per arco personalizzata utilizzando un palloncino e della farina.





Ho da poco seguito il corso di tiro con l’arco presso la società “Arcieri Minerva”.  Gli istruttori ci hanno insegnato a distinguere le impugnature degli archi ricurvi sostanzialmente in tre tipi diversi: bassa, media, alta. Molti arcieri personalizzano l’impugnatura con dei nastri adesivi come quelli che avvolgono le mazze da baseball o le racchette. Altri usano resine varie. Anche io ho sentito l’esigenza di modificare la grip che è montata sul mio arco e di seguito vi spiego prima il motivo per il quale questa modifica si è resa necessaria e poi come ho realizzato la nuova grip utilizzando un palloncino e della farina (Sì, avete capito bene!).
L’impugnatura qui in basso è quella montata di default sul mio riser, un Win & Win Pro Accent Carbon. Non si addice affatto al mio stile perché troppo bassa e stretta. Cosa più importante è che le parti arrotondate non mi consentono di impugnare l’arco sempre allo stesso modo: non ho nessun punto di riferimento all’interno del palmo della mano.


Per intenderci avrei preferito una impugnatura più spessa e alta, senza curvatura nella parte alta.


Come si può vedere dalle foto sopra, pur avendo inserito lo spessore azzurro tra la grip originale e il palmo della mano, la posizione della mano è comunque corretta: è inclinata di circa 45° rispetto ad un ipotetico piano verticale e il centro della “V” che si forma tra indice e pollice è posizionato sul centro della grip (corrispondente pressappoco al centro dell’arco) e la pressione è esercitata sul muscolo che dalla base del pollice si estende verso il polso. Lo spessore azzurro, adattabile perché realizzato con un palloncino riempito con della farina (alternativamente potete usare della plastilina) mi consente di avere una posizione per me più naturale con ulteriori punti di riferimento sulla parte restante del palmo che non è direttamente coinvolta nella fase di tiro e non risente della pressione esercitata ma contribuisce ad impugnare l’arco sempre allo stesso modo, senza giochi.
Di seguito vi spiego come è possibile realizzare la vostra grip personale usando della farina, un palloncino e tecniche di AM e scansione 3D. Tramite questo metodo sarà possibile realizzare una grip customizzata che è in grado di “riempire” perfettamente il palmo della mano: potrete prendere spunto dalle indicazioni riportate purché citiate la fonte. Come avrete già visto, in tutte le foto è riportato il mio account twitter: @frank984. Potete usarlo per contattarmi per eventuali ulteriori info e chiarimenti.

Prima di procedere, è bene precisare il materiale di cui è necessario disporre:
  •         una macchina fotografica (può andare bene anche il cellulare);
  •         un palloncino e della farina (in alternativa la plastilina);
  •         una stampante 3D (Non è strettamente necessario).


I software che è necessario installare sul pc sono i seguenti:
  •         3D meshes  generator ( per esempio ReMake);
  •        3D CAD software ( per esempio Rhino);
  •         G-code generator for 3D printers software (per esempio slic3r).


Il procedimento che porta alla creazione della grip personalizzata consta dei seguenti passi:
  1.        realizzazione del calco;
  2.        realizzazione foto;
  3.        creazione mesh o polisuperficie;
  4.        creazione modello 3D;
  5.        creazione .gcode e stampa;
  6.        installazione sul riser.

1: riempire il palloncino con la farina (se non sapete come fare guardate questo video) e poi modellarlo creando un vero e proprio calco del palmo della vostra mano. Ho preferito questo alla plastilina perché quest’ultima potrebbe perdere la forma al variare delle condizioni ambientali.


2: fatto il calco e dato per scontato che voi non abbiate uno scanner 3D, si procede alla scansione 3D mediante la tecnica del Structure-from-Motion (SfM) che permette di ricostruire in modo automatico un modello tridimensionale partendo da una serie di immagini digitali bidimensionali. È necessario scattare delle foto tutte intorno al calco. Non è necessario realizzare foto ad alta risoluzione, l’importante è che l’oggetto sia ben illuminato senza zone d’ombra. Per lo scopo ho usato un piatto girevole e la mia Nikon posta su un treppiede come in foto. Va precisato che un modellatore esperto potrebbe bypassare il metodo SfM non adatto alle persone impazienti e ricostruire direttamente la polisuperficie considerando solo due foto.


3: Realizzate le foto è necessario darle in pasto ad un software specifico. Ne esistono diversi, anche completamente gratuiti. Io ho usato ReMake che nella versione free consente di caricare al massimo 50 foto.  Dato che l’oggetto da scansionare è piccolo e privo di dettagli particolari, 50 foto è un numero sufficiente. Una volta caricate le immagini, ReMake consente di creare la mesh, scolpirla e smussarla, ridurre il numero di triangolazioni (io le ho ridotte del 70%) e esportare il file in formato .stl


4: Una volta ottenuta la mesh è necessario importarla in un software di modellazione 3D. Anche in questo caso ne esistono diversi. Autocad, Rhino o Sketchup (quest’ultimo indubbiamente più semplice e adatto ai neofiti) sono solo alcuni dei software disponibili. Importato il file .stl si può lavorare sulla mesh e modellarla fino a ottenere il modello 3D della grip. Di seguito riporto due esempi.


Al punto 2 ho accennato al processo di creazione della polisuperficie partendo da sole due foto del calco. La modellazione della polisuperficie seguendo questo approccio non è adatto ai principianti ma permette di ottenere risultati ugualmente soddisfacenti. In pratica, si scattano due foto, una considerando una sezione orizzontale e l’altra considerando quella longitudinale. Il calco viene suddiviso in 4 parti date dalle intersezioni delle due foto. Si disegnano le linee di contorno e poi si creano gli spicchi delle diverse superfici partendo dalle linee di controllo.

Idem per il riser:


Per differenza booleana si ottiene quindi la grip:


Ed è proprio seguendo questo secondo approccio che ho ottenuto la mia grip personalizzata: è alta con due tagli netti, uno nella parte bassa, l’altro nella parte alta: 



5: Realizzato il modello 3D è necessario esportarlo in formato .stl e successivamente importarlo in un programma che genera un file in formato .gcode. Io ho usato Slic3r. Ho utilizzato i miei settaggi e creato il file .gcode che è il tipo di file riconosciuto dalle stampanti 3D. Non è necessario possederne una. È possibile infatti utilizzare servizi quali 3D Hubs  o recarsi presso fablab vicini al luogo in cui abitate. 


Si noti come ho optato per un riempimento a nido d’ape con percentuale di riempimento pari al 20% che potesse garantire una buona resistenza alla compressione e un peso ridotto: il pezzo stampato in flexpla pesa infatti meno di 40 grammi.

6: una volta stampato il pezzo lo si può installare sul riser come una qualsiasi altra grip. 


La grip personalizzata combacia perfettamente con il palmo della mano. La linea della vita combacia perfettamente col bordo della grip:


Il bordo del riser confina col bordo superiore della mano:


Infine il pollice, trova lo spazio ideale nell’incavo della grip:


Il vantaggio derivante dall’utilizzo di questa tecnica è che la grip personalizzata così realizzata, garantisce assoluta ripetibilità senza alcun margine di errore perché ogni volta che si impugna l’arco si hanno 3 punti di riferimento. In aggiunta si può considerare anche il fattore psicologico dovuto alla realizzazione di una modifica che può contribuire a migliorare i propri risultati. Pensandoci bene le case costruttrici di archi potrebbero mettere a disposizione un servizio di personalizzazione dell'arco appena comprato, prevedendo la stampa e il montaggio della grip personalizzata, previo invio del file relativo al modello 3D. Non mi resta quindi che augurarvi buone frecce a tutti ;) 


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